LA RESISTENZA DELLA  DIVISIONE "ACQUI" A CEFALONIA E  CORFU' NEL SETTEMBRE  DEL 1943 E GLI ECCIDI PERPETRATI DALLA  WEHRMACHT

            The Italian Division "ACQUI" slaughter by Wehrmacht in Cefalonia and Corfu' after september 8th, 1943

di Silvio Lenza

 
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  PIETRO BADOGLIO

   "La Badoglieide.mp3"

Nacque a Grazzano Monferrato, oggi Grazzano Badoglio, il 28 settembre 1871 da una famiglia di agricoltori. Entrato all㣡demia Militare di Torino, fu promosso Sottotenente di artiglieria il 16 novembre 1890 e Tenente il 7 agosto 1892. Trasferito al 19䡠campagna a Firenze, vi rimase fino al febbraio 1896, quando fu inviato in Eritrea con la spedizione del generale Baldissera. Partecip࡬la puntata su Adigrat per liberare dall㳥dio il Maggiore Prestinari e poi, terminate le ostilitࠣon l䩯pia, rimase per circa due anni in guarnigione sull촯piano, ad Adi Caieh. Rimpatriato alla fine del 1898, frequentଡ Scuola di Guerra, distinguendosi per lᵩlibrata intelligenza e la grande tenacia posta nello studio. Promosso Capitano il 13 luglio 1903, fu trasferito al 12䡠campagna di stanza a Capua. Successivamente fu assegnato al comando del corpo d⭡ta di Bari ed al comando del corpo di Stato Maggiore, all榩cio regolamenti. Una carriera fino a quel momento regolare, accelerata dalla guerra di Libia, alla quale Badoglio partecip঩n dallio. Fu, infatti, decorato al v.m. per aver organizzato lꩯne di Ain Zara e promosso Maggiore per merito di guerra per aver pianificato l㣵pazione dellᳩ di Zanzur. Rimpatriato, fu assegnato al 3䡠fortezza di stanza a Roma. Tenente Colonnello il 25 febbraio del 1915 fu assegnato al comando della 2Ჭata. Poco dopo lio della guerra pass࡬ comando della 4튠 divisione, il cui settore era dominato dal Sabotino, un monte privo di vegetazione e fortemente fortificato dagli Austriaci, fino ad allora giudicato imprendibile. Badoglio ebbe l䥡 di espugnarlo usando il procedimento delle parallele. I lavori per scavare e rafforzare le successive trincee durarono mesi, Badoglio, promosso Colonnello nell಩le 1916 e divenuto capo di Stato Maggiore del VI Corpo d⭡ta, continuࡠdirigerli e comandଡ brigata che effettuଡ conquista del Sabotino il 6 agosto 1916. Promosso Maggior Generale per merito di guerra, continu஥llrico di Capo di Stato Maggiore fino al novembre, quando prese il comando della brigata Cuneo. Nel maggio 1917 fu incaricato del comando del II Corpo d⭡ta qualche giorno prima dellio della 10튠 battaglia dell㯮zo. Il II Corpo d⭡ta conquist੬ Vodice e Monte Kuk, posizioni ritenute quasi imprendibili, e naturalmente Badoglio acquistவovi meriti, tanto che il comandante della 2Ჭata, Capello, nella successiva 11羚nt> battaglia lo destin࡬ comando del XXVII Corpo d⭡ta. Fu promosso Tenente Generale, ancora per merito di guerra. A Caporetto comandava il XXVII Corpo d⭡ta. Diceva di avere un piano per prendere in trappola i tedeschi, scesi in Italia a sostenere l榥nsiva austriaca del 1917 sull㯮zo. Invece i tedeschi presero in trappola lui, lo sfondamento avvenne nel suo settore, lui perse il contatto con le sue truppe, dal 壯졳ciato aperto dal suo Corpo d⭡ta penetrॠvinse il nemico. Perdemmo tutte le posizioni del Carso, la ritirata fu una catastrofe e si ferm೯lo al Piave. Tutti i generali coinvolti finirono davanti alla Commissione diesta tranne il colpevole principale, Badoglio. Il quale fu anzi promosso a vice capo di Stato Maggiore a fianco di Diaz, per scelta, si disse, del re. O, si disse pure, di qualche potere occulto. Badoglio fu nominato Sottocapo di Stato Maggiore dell㥲cito unitamente al generale Giardino. Lavoratore instancabile, molto preparato professionalmente, intelligente e volitivo, Badoglio divenne presto il punto di forza del nuovo Comando Supremo e quando, nel febbraio 1918, il generale Giardino fu inviato a Versailles, divenne Sottocapo unico e alter ego di Diaz. Condusse trattative per l⭩stizio del 4 novembre 1918 con equilibrio, con fermezza e con signorilit஠Il 24 febbraio 1919 Badoglio fu nominato Senatore.1 1 rolex day date replicas real fakes erkennen is watches replica legit

             

    Badoglio, F. Rossi e Castellano           Badoglio, Mac Ferlane e Taylor

Nell篳to 1919 il Comando Supremo fu sciolto ma Badoglio continuࡠ ricoprire lrico di Sottocapo di Stato Maggiore. Nel settembre il Presidente Nitti lo nominïmmissario straordinario del governo per la Venezia Giulia e lo mandࡠFiume, occupata da Gabriele Dnzio con i suoi volontari. Il 2 dicembre Badoglio, promosso Generale d㥲cito e nominato Capo di Stato Maggiore al posto di Diaz, tornࡠRoma. Nel febbraio 1921 lasci଒incarico ed entrࡠfar parte del Consiglio dell㥲cito. Nel 1923 Mussolini lo mand੮ Brasile come ambasciatore, ma gi࠮ell಩le del 1925 fu richiamato a Roma e nominato Capo di Stato Maggiore Generale, incarico allora abbinato a quello di Capo di Stato Maggiore dell㥲cito. Promosso Maresciallo d䡬ia nel 1926, dal 1튠 febbraio 1927 lasci଒incarico di Capo di Stato Maggiore dell㥲cito al Generale Ferrari. Fu inviato in Libia come Governatore generale nel gennaio del 1929. Un㰥rienza pienamente positiva: la colonia fu pacificata ed avviata ad uno sviluppo civile con l䴵azione di un ampio programma di opere pubbliche. Richiamato in Patria alla fine del 1933, nel novembre del 1935 fu inviato in Eritrea quale Comandante supremo. Entrato trionfalmente ad Addis Abeba il 5 maggio 1936 Badoglio rientr౵asi subito in Patria, accolto con grandi onori e con la concessione del titolo di duca di Addis Abeba. Carico di onori e di prebende, Badoglio non ebbe il coraggio di abbandonare lrico di Capo di Stato Maggiore Generale quando Mussolini manifest଒intenzione di entrare in guerra a fianco della Germania. Le prime cocenti sconfitte in Africa Settentrionale ed in Grecia fecero di Badoglio il capro espiatorio. Di fronte alle accuse di incompetenza, mossegli soprattutto dagli ambienti fascisti, dette le dimissioni. Gli eventi successivi fecero s젣he Badoglio, avvicinato da alcuni uomini politici antifascisti (Bonomi, Soleri, Orlando) dimostrasse la sua disponibilitࠡd assumere la Presidenza del Consiglio ed a porre fine alla guerra. Il 25 luglio 1943 Badoglio divenne il Presidente del Consiglio ed in tale veste gest젬e fasi dell⭩stizio. La sera fatale dellncio dell⭩stizio, Badoglio lasciүma in fuga con il re, abbandonando tutto, esercito e governo. ArrivࡠBrindisi avventurosamente, imbarcandosi prima di tutti a Pescara, lasciando il re e decine di generali col cuore in gola ad aspettarlo ad Ortona. Rimase alla Presidenza del Consiglio fino alla liberazione di Roma. L৩ugno 1944 cedette, infatti, lrico ad Ivanoe Bonomi. Ritiratosi a vita privata, mor젡 Grazzano il 10 novembre 1956.

  ROBERTO FARINACCI

 

Il 9 gennaio 1957, durante un interrogatorio nel corso del processo cui venne sottoposto insieme ad altri 26 reduci  di Cefalonia, il capitano Renzo Apollonio rilasciଡ seguente dichiarazione: "... Circa la descrizione del rapporto col generale Gandin (avvenuto il giorno 12 settembre 1943, n.d.a.) preciso che il capitano Pampaloni effettivamente si espresse in termini un pवri nei confronti del comandante di divisione, e piಥcisamente di un eventuale ordine di cessione delle armi, dicendo, tra l'altro, che il comandante doveva decidersi se seguire gli ordini del governo legittimo o quelli di Farinacci ".

Ma chi era Roberto Farinacci?

Nato ad Isernia nel 1892 e morto a Vimercate (MI) il 28 aprile 1945. Figlio di un commissario della Pubblica sicurezza; ferroviere, poi giornalista e avvocato. Socialista riformista seguace di Bissolati, interventista e volontario di guerra. Affiliato alla massoneria di Palazzo Giustiniani. Corrispondente cremonese del ﰯlo d'Italiaӡnsepolcrista, comandante delle squadre d'azione di Cremona, segretario della federazione provinciale, incluso nel novembre 1919 nel comitato centrale fascista. Impegnato attivamente in spedizioni punitive contro le leghe rosse di Giuseppe Garibotti e contro le leghe bianche di Guido Miglioli. L'elezione alla Camera nel 1921 non 蠲atificata per mancanza del requisito d'et஠Nell'estate 1921 蠦ra i pi䥣isi avversari della pacificazione coi socialisti; in dicembre rifiuta lo scioglimento delle squadre d'azione, decretato dal prefetto di Cremona. Il l�zo 1922 fonda il quotidiano ⥭ona Nuovaथl quale 蠤irettore. Durante il 1922 svolge un'intensa attivit࠳quadristica: il 16 maggio impedisce la riunione del consiglio provinciale di Cremona; in luglio guida la marcia su Cremona e si proclama sindaco, ottenendo la caduta dell'amministrazione comunale e la nomina di un commissario prefettizio di suo gradimento; nella prima settimana di ottobre 蠦ra i comandanti dell'occupazione militare fascista di Trento e Bolzano; la notte fra il 27 e il 28 ottobre ordina l'espugnazione della prefettura e delle caserme di Cremona: le forze dell'ordine in un primo momento resistono e uccidono una decina di assalitori.

       

   Farinacci mentre viene condotto alla fucilazione da alcuni partigiani del CNL

Dopo la marcia su Roma propugna l'inserimento nello Stato della 鶯luzione fascistaథr 姡lizzare l'illegalismo fascistaഥorizza il ruolo direttivo del PNF quale espressione autentica dello squadrismo e principale strumento di attuazione della politica totalitaria. Laureatosi in giurisprudenza nel dicembre 1923 senza aver sostenuto esami (preparata una tesi dal titolo programmatico ᠳomministrazione di olio di ricino ai sovversivi da parte dei fascisti non  puॳsere considerata violenza privata, ma semplice ingiuriaయi accantonata per ragioni di opportunit࠰olitica, ricopia il lavoro di un altro laureando), apre uno studio legale specializzato nella difesa di squadristi omicidi, ottenendo spettacolari assoluzioni di imputati la cui colpevolezza appare manifesta. Il 6 aprile 1924 蠥letto alla Camera. Durante la crisi Matteotti preme su Mussolini per una prova di forza con le opposizioni: nella seconda metࠍ del 1924 promuove diversi raduni squadristici auspicanti la 壯nda ondataࡳsunta il 24 luglio la difesa di Dumini, gestisce in chiave politica il processo agli assassini di Matteotti, con esiti di sostanziale impunit஠Dal 12 febbraio 1925 al 30 marzo 1926 蠳egretario generale del PNF: un anno decisivo per il consolidamento della svolta autoritaria, caratterizzato dal processo di avanzata fascistizzazione della stampa, della burocrazia, delle rappresentanze sindacali. In quei 15 mesi (da lui definiti 岩odo aureo੬ gerarca potenzia il suo quotidiano (la cui testata 蠴rasformata da ⥭ona Nuova鮠姩me Fascista젯ttiene la direzione della Cassa di Risparmio lombarda e lucra cospicue provvigioni per la concessione delle acque minerali alle terme di Salsomaggiore (favorendo un gruppo di suoi amici). Deputato (1924‑39) e consigliere nazionale (1939‑43). Nella primavera 1936 perde la mano destra per l'esplosione di una granata, mentre pesca in un lago nei dintorni di Dessi謠in Africa orientale. Nel 1938 Mussolini lo strumentalizza ancora una volta per un lavoro sporco, la campagna antisemita. Farinacci vi aderisce non tanto perche' ne e' convinto, ma perche' ritiene sia una scelta politicamente opportuna. In privato difende ed aiuta gli ebrei, alcuni dei quali sfrutta pure economicamente nel curarne l'arianizzazione, facendo loro ottenere documenti truccati. Va ascritto a suo onore che si rifiutera' sempre di licenziare la sua segretaria Jole Foa', nonostante fosse ebrea e contro le insistenze di Mussolini e altri gerarchi. Convinto sostenitore dell'alleanza con la Germania nazista, il 25 luglio presenta al Gran Consiglio una mozione in tal senso e poi si rifugia all'ambasciata tedesca, facendosi quindi inviare a Monaco. Aderisce alla RSI. Il 27 aprile del 1945, lasciata Cremona con la sua colonna di fascisti, diretto in Valtellina, lungo la strada -con un atto gentile- decide di accompagnare a casa la segretaria dei fasci femminili che e' insieme a lui in macchina, cosi' imbocca la strada per Oreno, da solo, senza scorta. A Beverate la sua auto viene fatta segno di colpi di mitra dal partigiano Angelo Gerosa. Farinacci e' l'unico a rimanere illeso, essendo riparato dalle valige. E' l'alba di un giorno piovoso quando compare presso il Municipio di Vimercate. La folla lo aggredisce con gli ombrelli ed e' soltanto il prologo del breve processo a cui stanno per sottoporlo. La giuria e' composta da familiari di partigiani uccisi. Nella improvvisata aula volano insulti e spari, confusi come l'accusa: collaborazionismo con i tedeschi, propaganda antisemita, eccidi durante lo squadrismo. Farinacci, bianco in volto, ma calmo, ribatte punto per punto. Si difende. Dice che certo ha commesso degli errori, ma si professa estraneo agli assassini. Afferma che dal 1926 non ha ricoperto piu' alcun incarico politico. E poi se certo ha commesso degli errori bisogna anche riconoscergli dei meriti. Conclude che non spetta ai giudici che ha di fronte condannarlo, ma almeno a quelli di Cremona. Alla richiesta della pena di morte sorge una certa esitazione, ma l'intervento di una madre a cui da poco e' stato ucciso il figlio fa decidere unanimamente di fucilarlo. Farinacci mantiene un comportamento dignitoso. Scorge un prete tra la folla, gli fa un cenno. Don Attilio Bassi chiede al pubblico di essere lasciati soli. Scrive un biglietto di addio alla figlia, poi si libera di tutti i soldi che ha in tasca chiedendo che vengano distribuiti fra i poveri di Cremona. Viene  fucilato a Vimercate il 28 aprile 1945. Autore di Squadrismo: dal mio diario della vigilia 1919‑1922 (Roma, Ardita, 1933) e della Storia della Rivoluzione Fascista (3 voll., Cremona, ⥭ona Nuova౹37‑39).

  WILHELM KEITEL

 

Nacque da una ricca famiglia di proprietari terrieri. Entr஥ll'esercito nel 1901 dando presto prova del proprio valore sul campo. Partecip੮fatti alla Prima guerra mondiale venendo ferito due volte e guadagnandosi la Croce di ferro di 1㬡sse e l'Ordine degli Hohenzollern. Al termine della guerra rimase nei quadri dell'esercito entrando a far parte, nel1922, della Reichswehr, il piccolo esercito di soli 100.000 uomini, ultimo residuo dell'antica potenza militare prussiana, concesso alla Repubblica di Weimar in base alle clausole del Trattato di Versailles. Nel 1929, presso il ministero della Guerra, diventava responsabile dell'ufficio di riorganizzazione di questo esercito per promuovere l'opera di riarmo: riorganizzazione chiaramente segreta perch頩llegale, in aperta violazione al trattato di pace. Negli anni successivi Keitel inanellவmerose promozioni nelle gerarchie dell'esercito. Nel 1933 divenne maggior Generale, nel 1935 capo del Wehrmachtsamt (dipartimento delle forze armate); nel 1937 fu promosso tenente colonnello generale, cio蠧enerale d'armata. Ma l'anno in cui la fortuna di Keitel giunse il culmine fu l'anno successivo. Giࠤall'ascesa al potere dei nazisti egli era stato uno dei membri del corpo degli ufficiali pi橣ini a Hitler e ai suoi accoliti. Nel 1938 Hitler dovette liberarsi dell'allora ministro della Guerra, generale Werner von Blomberg, e del comandante in capo delle forze armate, generale Werner von Fritsch (in quest'ultimo caso tramite un'accusa di omosessualitଠgrazie ad un'ignobile montatura del capo delle SS, Heinrich Himmler) temendo che essi, legati alle vecchie tradizioni prussiane che sancivano l'indipendenza delle forze armate dal governo dello Stato, non sarebbero stati facilmente disposti a sottomettersi all'autoritࠤel F⥲. Per prevenire una rivolta della alte gerarchie militari indignate a causa di quel vero e proprio "colpo basso" ai danni delle due pi᬴e personalitࠤell'esercito, Hitler il 4 febbraio 1938 abol젤i fatto il ministero della Guerra istituendo al suo posto l'ufficio dell' OKW (OberKommando der Wehrmacht-Comando supremo delle forze armate): egli invest젍 allora lo stesso Keitel della carica di capo dell뗮 L'opera di "nazificazione dei vertici delle forze armate" fu completata ponendo nelle altre posizioni chiave personaggi vicini al F⥲, o che comunque ne subivano l'ascendente: il generale Walther von Brauchitsch (giࠤal 1932 iscritto allo NSDAP) fu nominato comandante in capo dell'Esercito, l'ammiraglio Erich Raeder (gi࠳edotto dalle promesse del F⥲) comandante in capo della Marina ed Hermann G⩮g, braccio destro di Hitler e "numero due" del partito e gi͊ asso dell'aviazione durante il primo conflitto mondiale, divenne comandante in capo della Luftwaffe, l'aviazione militare. Lo Stato maggiore del generale Keitel ebbe il compito di mettere a punto e ratificare i piani delle future operazioni militari: entro il primo anno della sua istituzione progettଧoccupazione dell'Austria o Anschluss, e della Cecoslovacchia. Nell'agosto 1939 - pochi mesi prima dello scoppio della guerra - Keitel chiam൮ suo antico amico, il generale Alfred Jodl, a presiedere l'Ufficio Comando e Operazioni dell'OKW. Tuttavia, bench頦osse il "numero due" del Reich almeno nei quadri dell'Esercito, Keitel era di indole arrendevole, fu sempre disposto ad assecondare la volontࠩnflessibile di Hitler, e non seppe mai far valere le proprie ragioni di fronte al suo ostinato F⥲. Molto probabilmente, solo per questo egli riusc젳empre a conservare la propria carica fino all'ultimo, mentre innumerevoli altri ufficiali capaci furono allontanati dai loro posti in occasione delle prime sconfitte, colpevoli di non obbedire troppo "entusiasticamente" agli ordini del F⥲. Gli avversari di Keitel, e molti dei suoi collaboratori, non mancavano di indirizzargli pesanti ironie e feroci stilettate, attribuendo, forse non a torto, alla sua silenziosa acquiescenza anche di fronte ai pi튉 assurdi propositi del F⥲ gli innumerevoli disastri e le perdite subite dalla Wehrmacht: era spesso indicato con epiteti dispregiativi come "il generale signors즱uot;, "il generale Jawohl" o addirittura "lacch馱uot; giocando sulle parole "lakeitel", poich頍 "lacch馱uot; in tedesco 蠦quot;lakei". Ma bench頥gli fosse stato conquistato dall'ideologia nazionalsocialista - posizione non del tutto condivisa dalla maggioranza degli alti ufficiali - Keitel era pur sempre un militare di professione e certo vide pi㨩aro del suo F⥲ in occasione dei vari rovesci subiti dai tedeschi durante la guerra. Hitler, che pure aveva assunto personalmente la carica di comandante supremo delle forze armate, non sapeva nulla di tattica e strategia militare e non voleva sentir parlare di ritirata, nemmeno quando questa fosse l'unica soluzione ragionevole. Questa sua ostinazione sul lungo periodo avrebbe comportato per la Germania perdite umane ingenti che avrebbero potuto essere evitate con una condotta di guerra piᣣorta. Ci fu tuttavia un'occasione in cui questo fedele esecutore delle direttive hitleriane non si irrigid젩mmediatamente sull'attenti per esclamare il suo "Jawohl, mein F⥲!", osando avanzare delle obiezioni. Nel dicembre 1941 Keitel, pressato dai comandanti militari impegnati nella campagna di Russia, osథr la prima e ultima volta nella sua carriera opporsi alla decisione del F⥲, proponendo che le truppe sfinite e male equipaggiate si ritirassero da Mosca per ricostituire un fronte pi㯬ido diversi chilometri indietro, in attesa che fosse possibile riprendere l'offensiva dopo la fine dell'inverno. Hitler lo aggred젣on un: "lei 蠵n imbecille" che lo portࡠun passo dal suicidio. Pare che il generale Jodl lo avesse trovato intento a scrivere una lettera di dimissioni a Hitler, con una rivoltella posata al suo fianco. Jodl gli sottrasse la pistola e lo convinse, sembra senza incontrare troppa resistenza, a rinunciare ai suoi orgogliosi propositi per continuare ad ingoiare le umiliazioni quotidiane impostegli da quel capo dispotico, cosa che Keitel continuయi stoicamente a fare fino alla fine. Proprio a Keitel tocc঩rmare, l'8 maggio 1945, la resa tedesca nel quartier generale del comandante sovietico Georgij Zukov a Berlino. Imputato al Processo di Norimberga per aver diramato ordini illegali contro le popolazioni dei paesi occupati e i prigionieri di guerra, Keitel fu riconosciuto colpevole di crimini contro l'umanitࠥ fu il secondo ad essere impiccato - subito dopo Joachim von Ribbentrop - nelle prime ore del mattino del 16 ottobre 1946.

   ALFRED JODL

 

Alfred Jodl nacque a Wꢵrg, in Baviera, da una famiglia di tradizione militare - il padre e il nonno erano stati entrambi ufficiali di cavalleria - , ma il non appartenere alla casta prussiana, che teneva saldamente le redini dell'esercito, lo costrinse ad una iniziale condizione di isolamento all'interno delle gerarchie militari. Partecip࡬ primo conflitto mondiale e conobbe il generale Wilhelm Keitel nelle Fiandre, presso lo Stato maggiore. Insieme a Keitel venne promosso capitano. Come quasi tutti i membri del corpo degli ufficiali, Jodl risent젤ella mortificazione del Trattato di Versailles, e per conseguenza non rimase insensibile al fascino del nazismo, che ritenne essere l'unica forza in grado di restituire alla Germania la sua antica grandezza. Nell'agosto 1939, gi࠭aggiore generale e comandante di divisione, fu chiamato da Keitel a ricoprire la carica di capo dell'ufficio Comando e Operazioni dell'OKW. In questo ruolo, Jodl divenne il consigliere strategico di Hitler, e fu d'altra parte compito specifico dell'ufficio da lui diretto mettere a punto con intelligenza ed efficacia i pi魰ortanti operativi. Jodl, ufficiale serio e capace, aveva per൮ grave difetto, quello di credere sinceramente nel "genio militare" di Hitler. Tuttavia, a differenza del suo vecchio amico Keitel, egli non risparmiࡍ Hitler critiche severe e decise obiezioni a riguardo di certe scelte del F⥲. In una di queste occasioni, durante la campagna di Russia - che di fatto segn͊ il definitivo declino delle fortune del Terzo Reich e l'inizio della disfatta - Hitler, che non consentiva a nessuno di contraddirlo, lo accusవbblicamente di insubordinazione: Jodl, in disgrazia, rimase ai margini per circa un anno prima di riappacificarsi con Hitler. Nel maggio 1945 divenne capo di Stato maggiore del governo Dz, secondo i voleri espressi dal F⥲ nel suo testamento politico. Alle 2:41 del 7 maggio 1945 a Jodl toccherࠤi firmare, alla presenza di ufficiali francesi e russi, la dichiarazione di resa incondizionata della Germania alle forze sovietiche e alleate: "il sottoscritto colonnello generale Jodl, consegna tutte le forze armate al comando supremo delle forze armate alleate e contemporaneamente al comando supremo sovietico alle condizioni di capitolazione. Il comando supremo tedesco proclama immediatamente l'ordine di cessare le operazioni in corso a partire dalle ore 23 dell'8 maggio". Imputato al processo di Norimberga, Jodl fu ritenuto responsabile, insieme a Keitel, della condotta tenuta dalla Wehrmacht nei confronti delle popolazioni dei paesi occupati e dei prigionieri di guerra. Condannato a morte, fu l'ultimo a salire al patibolo nella camera delle esecuzioni del carcere di Norimberga, nelle prime ore del mattino del 16 ottobre 1946.

    ALEXANDER  LֈR

   

Nacque a Turnu-Severin (attuale Romania) il 20 maggio 1885. Cittadino austriaco si avviలesto alla carriera militare divenendo sottotenente il 18 agosto 1906. Combatt頮ell'esercito austriaco durante la Prima Guerra Mondiale guadagnandosi la Croce di Ferro di Seconda Classe. Al termine della guerra rimase nell'esercito giungendo sino al grado di Tenente Generale. Il 1ᰲile 1938 divenne capo dell'aviazione austriaca (Befehlshaber der Luftwaffe in ֳterreich). Quando Hitler occupଧAustria e la inglob஥l Reich nazista venne assorbito nell'Aviazione Militare tedesca e, a partire dal 1楢braio 1939, il suo incarico venne trasformato in "Comando dell'Aviazione per l'Ostmark" (Kommandeur Luftwaffenkommando Ostmark). Il 18 marzo 1939 venne promosso Capo della Quarta Flotta Aerea (Chef des Luftflotte 4) e in questa veste partecip࡬la campagna contro la Polonia del settembre 1939. Il 2 luglio 1942 fu promosso Oberbefehlshaber der Armeeoberkommando 12. Il 1祮naio 1943 ottenne l'incarico di comandante del Gruppo Armate E che operava in Grecia e nei Balcani e dal 21 marzo 1945 capo dell'area di operazioni Sud-Est (Oberbefehlshaber Sﳴ). Alexander L負rappresenta uno degli esempi che contraddicono una storia vecchia quanto falsa secondo la quale le Forze Armate tedesche furono estranee alle atrocit࠰erpetrate contro ebrei e civili. Il comodo alibi di attribuire alle SS ogni responsabilit஠L負fu il massimo responsabile per l'evacuazione verso i campi di sterminio degli ebrei greci, era comandante supremo dell'esercito quando la Wermacht massacr࣯ntro ogni legge di guerra i soldati italiani della Divisione Acqui che si erano arresi. Condusse in modo barbaro le operazioni antiguerriglia in Jugoslavia macchiandosi di atroci e ingiustificate rappresaglie. Tra le tante infamie di L負vi fu il bombardamento di Belgrado che provoc౷.000 morti. L'azione aerea venne lanciata prima che fosse scaduto il termine posto agli jugoslavi per rispondere all'ultimatum. Di fatto un'azione criminale senza dichiarazione di guerra. Il 9 maggio 1945 in Slovenia nella cittadina di Topolsica firmଡ capitolazione del suo gruppo di armate arrendendosi ai partigiani jugoslavi. Il 15 maggio 1945 il generale jugoslavo Ivan Dolnicar lo arrestenne processato per crimini di guerra a Belgrado e impiccato il 16 febbraio 1947.

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Ultimo aggiornamento: 05-05-09